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Volume 18 XVII Concorso 1986. La legislazione in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale, a cura di Giuseppe Furitano, A. Giuffré, Milano 1989.

Volume XVIII – XVIII Concorso 1988. La valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) dei progetti pubblici e privati, a cura di Gian Aldo Della Rocca e Walter Prosperetti, A. Giuffré, Milano 1992.

Con il Concorso del 1986 era stato affrontato il problema della legislazione in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale nella sua globalità e, in quella sede, come già in precedenza in occasione della pubblicazione dei lavori del decimo Concorso del lontano 1972, era emersa l’urgenza di porre all’attenzione del mondo scientifico la necessità di definire e codificare, anche nel nostro paese, procedure per la preventiva valutazione degli impatti ambientali prodotti dai progetti pubblici e privati.
Il tema era in “auge”; gli “addetti ai lavori” più o meno interessati ai problemi progettuali e la stessa opinione pubblica, attraverso la diffusione che, con sempre maggiore frequenza, a tali problematiche davano gli organi di informazione, avevano ormai acquisito il gergo tecnicistico attribuito alle due “magiche” parole “impatto ambientale”, che venivano usate spesso a sproposito, senza alcuna conoscenza reale, da parte di chi le profferiva, del loro reale e complesso significato; significato estremamente articolato nei diversi sotto-settori in cui si articola il complesso rapporto uomo-ambiente.
Era quindi giunto il momento di fare chiarezza anche perché, alla diffusa “ignoranza” del significato delle due “magiche” parole, si accompagnava una incerta comprensione della materia anche da parte degli “addetti ai lavori”, sia dal punto di vista giuridico-amministrativo, sia da quello tecnico-operativo. Era necessario trovare, con l’apporto degli studiosi che avessero voluto cimentarsi sul tema, alcuni punti fermi: punti che, fornendo una panoramica sullo stato dell’arte, potessero servire da base per i successivi sviluppi di una discussione che, era facile prevedere, sarebbe stata ancora lunga e laboriosa, stante il particolare settore con cui si doveva confrontare la disciplina urbanistica.
Sull’argomento mancavano chiarezza di vedute ed inequivocabilità normativa, anche da parte delle maggiori istituzioni pubbliche che, sul piano nazionale, si occupavano del tema ambientale, nella sua più vasta accezione e della procedura di valutazione di impatto ambientale, in particolare.

Con il tema proposto per il Concorso Nazionale del 1988 la Fondazione cercava quindi, innanzitutto, di chiarire agli studiosi ed agli operatori del settore che la Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, quanto meno nel settore urbanistico, non doveva essere intesa come una “campagna di guerra” da intraprendersi alla ricerca del paradiso perduto con la naturale tendenza alla criminalizzazione di qualsiasi intervento antropico, ma piuttosto come lo strumento per consentire alla disciplina urbanistica di riappropiarsi di una coscienza tecnica collettiva tesa verso un equilibrato rapporto fra lo sviluppo umano e le preesistenze ambientali, al cui interno lo sviluppo deve avvenire.

Scopo della Fondazione era quello di sciogliere la matassa informativa che si era stratificata negli anni sul tema specifico, fornendo materiale informativo che potesse aiutare nella realizzazione di una legge quadro nazionale in materia e fare acquisire alle tecniche operative quella chiarezza necessaria per essere comprese da tutti, nel rispetto della prevista partecipazione della popolazione alle scelte di intervento finale. La matassa andava sciolta ed anche al più presto, onde evitare che si trasformasse in un altro nodo di Gordio quale si era dimostrata, nel tempo, la legislazione più prettamente urbanistica del nostro paese. Quest’ultima aveva trovato il suo Alessandro nel fenomeno dell’abusivismo edilizio e della conseguente legge di condono generalizzato. La Valutazione di Impatto Ambientale, a sua volta, rischiava di fare la stessa fine, vanificando oltre un ventennio di studi e dibattiti, in un nulla di fatto, nella nazione che, forse più di ogni altra, andava protetta con attenzione dai danni ambientali che potevano essere innescati da un processo di sviluppo inserito in un contesto territoriale caratterizzato da presenze storiche, archeologiche, sociali ed ambientali uniche al mondo.