Aldo Della Rocca
5/7/1906 – 12/08/1953
Aldo Della Rocca compì gli studi al Collegio Massimo e all’Istituto De Merode, prima di entrare all’Università dove si laureò a 22 anni in Ingegneria civile. Inizialmente si occupò di costruzioni marittime, poi dedicò tutto il suo impegno agli studi urbanistici. Nel 1934 conseguì la specializzazione in urbanistica e, nel 1942, la libera docenza presso l’Università di Roma, dove svolse corsi su aspetti della tecnica urbanistica. Dal 1934 al 1942 partecipò ad alcuni concorsi di piani regolatori, vincendone sette in circa otto anni: quelli per le città di Savona, Pordenone, Vicenza, Lecco, Verbania, Biella e Palermo.
Subito dopo la guerra, tra il 1945 e il 1946, studiò il piano di ricostruzione di Bologna e i piani regolatori e paesistici del Terminillo e di Ferentino. Dal 1947 al 1950 si interessò ai problemi di alcuni centri urbani di paesi stranieri, elaborando studi e progetti per Johannesburg, per Caracas, per Caracky nel Pakistan; con la collaborazione dei suoi amici Guidi, Lenti e Sterbini fonda lo “Studio D’Azeglio”, realizzando varie opere architettoniche (a Roma, la sede della Snia Viscosa e la sede della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari e, a Palermo, la Cassa di Risparmio). Nello stesso periodo venne chiamato al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, alla Vice Presidenza della Sezione Laziale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e alla Commissione Urbanistica del Comune di Roma.
La Fondazione, nel corso degli anni, ha sempre operato esclusivamente al servizio della scienza della città e, in senso lato, del territorio, avvalendosi dell’apporto culturale di quanti hanno fatto la storia dell’urbanistica italiana.
La Fondazione gode di un patrimonio costituito esclusivamente da fondi propri assegnati, all’atto costitutivo, dai familiari e dagli amici di Aldo Della Rocca.
Morì il 12 agosto 1953, a seguito di un grave incidente.
``Vogliamo ricordare Aldo Della Rocca, nel sito di questa Istituzione a lui dedicata, attraverso le parole scritte di due suoi carissimi amici: Mario Ingrami, ingegnere che nel Bollettino dell’Ordine degli Ingegneri nr. 3 del 1956 ne traccia un ricordo a tutto tondo e Ludovico Quaroni, a cui oggi è intitolata la Facoltà di Architettura di Roma che, nel nr. 13 (1953) della Rivista “Urbanistica” dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ne traccia un ritratto umano e culturale.``